Gay help line, 21mila contatti in un anno: il 41,6% subisce violenza in famiglia

Gay help line, 21mila contatti in un anno: il 41,6% subisce violenza in famiglia

Il 2023 è l’anno in cui Ilga Europe, associazione internazionale per i diritti Lgbt presente all’Onu, classifica l’Italia al 34esimo posto su 49 tra i Paesi europei per le politiche a tutela dei diritti umani e dell’uguaglianza delle persone Lgbt+ (lesbiche, gay, bisex e trans). Una rilevazione confermata dai dati allarmanti di Gay Help Line 800 713 713 (gayhelpline.it) relativi all’anno 2022. Ne emerge infatti che l’omobistransfobia non si arresta e cresce in maniera sostanziale l’impatto sociale negativo della violenza e delle discriminazioni sulle persone Lgbt+: le più colpite sono le persone trans, le cui segnalazioni aumentano arrivando al 14,7% dei contatti, in particolare i giovani e gli adolescenti.

Oggi, 17 maggio 2023, si celebra la 33esima Giornata Internazionale contro l’omobitransfobia, e per l’occasione si è tenuta a Roma, nella sala della Protomoteca del Campidoglio, la presentazione dei dati del contact center Gay Help Line (800 713 713) e della chat Speakly. Oltre 21mila i contatti solo nell’ultimo anno.

La presentazione dei dati, e laloro analisi, sono state al centro di un incontro cui hanno partecipato tra gli altri di Mattia Peradotto, della presidenza del Consiglio dei ministri, direttore dell’Unar – Ufficio Nazionale Anti Discriminazioni Razziali, rappresentanti dell’Oscad, l’Osservatorio contro le discriminazioni del ministero degli Interni, Monica Lucarelli, assessore alle Pari opportunità di
Roma Capitale, Michela Cicculli, presidente della commissione capitolina Pari opportunità, Marilena Grassadonia, coordinatrice dell’Ufficio Diritti Lgbt+ del Campidoglio, Alessandra Rossi, coordinatrice di Gay Help Line e Marina Marini, responsabile di Refuge Lgbt+.(

I dati

Sul totale dei contatti gestiti il 41,6% subisce violenza omotransfobica in famiglia in seguito al coming out: le vittime sono per il 31,6% giovani tra gli 11 e i 26 anni. Per il 15% sono i minori LGBT+ ad essere vittima di maltrattamenti familiari protratti nel tempo e caratterizzati da un’escalation di violenza: la reclusione in casa anche ai danni della frequenza scolastica, i tentativi di ’conversionè, il controllo che sfocia nella violenza verbale e fisica.

Nel 5,7% dei casi il bullismo omotransfobico ha favorito l’abbandono scolastico e solo uno studente transgender su 5 ha ottenuto l’applicazione a scuola della ’carriera alias’, che prevede l’autorizzazione ad utilizzare nei documenti scolastici pronomi e un nome alias congruente con il genere dello studente.

Per il 17% i giovani che hanno contattato Gay Help Line raccontano di aver subito la perdita del sostegno economico da parte dei familiari: la maggior parte di questi sono stati abbandonati e questo ha compromesso i loro percorsi di studio e formazione. Su circa 400 casi di giovani Lgbt+ cacciati di casa solo il 10% riesce e trovare ospitalità nelle case famiglia protette come Refuge Lgbt+ e A casa di Ornella, le nostre strutture, che accolgono le persone Lgbt+ e le supportano perché riescano a superare il trauma subito e a raggiungere la propria autonomia attraverso la formazione e la ricerca del lavoro.

Nel 12,6% dei casi violenza e discriminazione omotransfobiche sono state causa di marginalità sociale e disagio abitativo anche nelle fasce di età adute (fino a 70 anni): le risposte del sistema dell’accoglienza alle conseguenze sociali dell’omotransfobia risultano ad oggi insuffucienti, in particolare per le persone trans.

Dell’11,4% di segnalazioni di discriminazione lavorativa, 3 casi su 4 riguardano persone trans per cui la barriera nell’accesso al mondo del lavoro è elevatissima. Il 12% delle segnalazioni riguarda aggressioni, molestie e atti di odio omotransfobico in luoghi pubblici o sul posto di lavoro, scatenati dalla visibilità delle vittime.

Solo il 38% delle vittime di aggressione si è recato in pronto soccorso dopo aver riportato lesioni e nella maggior parte dei casi non ha dichiarato di aver subito violenza perchè Lgbt+. Un dato che risulta costante nel tempo è la difficoltà delle vittime a denunciare: il fenomeno dell’underreporting (mancata denuncia) incide in maniera preoccupante sul riconoscimento dell’entità delle discriminazioni e delle violenze.

I servizi di Gay Help Line, Refuge Lgbt+ e A Casa di Ornella hanno avuto il sostegno di Unar – Presidenza del Consiglio, Regione Lazio,
Roma Capitale, Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai e Chiesa Valdese.*