Italia primo importatore di pelli di canguro. Animalisti: “Fermare il commercio”

Italia primo importatore di pelli di canguro. Animalisti: “Fermare il commercio”

“Incredibile ma vero: l’Italia è il principale Paese europeo importatore di pelli di canguro, utilizzate da aziende nel settore sportivo ma anche nel mercato della moda del lusso. Una pratica contro cui abbiamo presentato una proposta di legge”. Lo afferma Eleonora Evi, deputata della Alleanza Verdi Sinistra e co-portavoce nazionale di Europa Verde, prima firmataria della proposta di legge elaborata in collaborazione con la Lav, la Lega Antivivisezione.

Uccisi 2 milioni di animali

“Proprio grazie alla Lav – spiega – e al suo dossier del 2019 che ha portato alla luce le gravi criticità della ‘filiera del canguro’ e diffuso immagini che documentano le modalità cruente di uccisione di questi animali, adulti e cuccioli, oggi sappiamo che la caccia commerciale dei canguri, con una media di 2 milioni di canguri uccisi ogni singolo anno, è il più grande e cruento massacro di animali selvatici del pianeta e che l’Italia, primo importatore europeo di pelli di canguro, ne è direttamente coinvolta”.

“Fortunatamente ci sono aziende attente alle proprie filiere e quindi al loro impatto sociale e che, a seguito di approfondimenti, hanno deciso di escludere definitivamente l’impiego di pelli di canguro perché considerata una filiera non sostenibile. Ma il problema è vasto. La nostra proposta di legge introduce il divieto di importazione ed immissione sul mercato nazionale dei prodotti derivanti dalla caccia commerciale al canguro, vera e propria mattanza senza eguali nel mondo e priva di alcuna giustificazione etica, ambientale, economica”.

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Una caccia “segreta”

“La caccia al canguro è ‘segreta’, avviene di notte nelle isolate e sconfinate praterie australiane. Ciò implica una oggettiva e documentata impossibilità ad attuare le linee guida governative per l’uccisione dei canguri e una pressoché totale assenza di controlli. Di fronte ad una sempre più drammatica crisi di biodiversità globale – conclude – non è possibile accettare queste pratiche crudeli e inutili delle quali il nostro paese si fa complice”.

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