L’Abbazia di Farfa candidata ufficialmente a diventare patrimonio Unesco
Adesso è ufficiale, e “vidimato” anche dal consiglio comunale, che nell’ultima seduta ha approvato all’unanimità (13 voti favorevoli su 13 consiglieri presenti, ndr) l’accordo-quadro con altri 9 Comuni d’Italia per la candidatura degli “insediamenti benedettini alto-medievali d’Italia”, di cui Farfa è parte importante, a Patrimonio dell’Umanità Unesco.
L’abbazia benedettina più famosa della provincia di Rieti è dunque pronta, almeno nelle intenzioni dei soggetti promotori, ad entrare nell’esclusivo elenco delle meraviglie artistiche, culturali, architettoniche e paesaggistiche tutelate dall’associazione delle Nazioni Unite dedicata proprio alla preservazione del “bello” nel mondo.
Come Fara Sabina, hanno votato “sì” anche gli altri Comuni che detengono insediamenti benedettini: da Cassino a Subiaco, citando gli altri territori del Lazio, passando per Capua (Campania), Castel San Vincenzo e Rocchetta al Volturno (Molise), Chiusa di San Michele e Sant’Ambrogio di Torino (Piemonte), Civate (Lombardia) e Genga (Marche); tutti pronti a veder conferire alle proprie rispettive abbazie e insediamenti benedettini il titolo di “patrimonio dell’umanità Unesco”.
Oltre agli enti locali menzionati il progetto, e non poteva essere altrimenti, vede coinvolte anche numerose autorità accademiche, che partono dal coordinatore nazionale e referente scientifico del progetto, il professor Ruggero Longo, docente alla Scuola Imt Alti studi Lucca, e che arrivano fino ai più alti livelli istituzionali. Come il Ministero della Cultura, che ha patrocinato sin da subito l’iniziativa, e il Pontificio Ateneo “Sant’Anselmo”. Con loro, a vario titolo, anche Politecnico di Torino, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Università degli studi di Urbino “Carlo Bo”, Università La Sapienza, Università degli studi di Cassino e del Lazio meridionale, Università degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, Università degli studi Suor Orsola Benincasa, Università del Salento.
Ogni Comune, poi, si farà carico di sensibilizzare la propria Regione di appartenenza (sei in tutto: oltre al Lazio coinvolte Campania, Molise, Piemonte, Lombardia e Marche, ndr) per creare una vera e propria “rete di scambio” che, nell’ottica del riconoscimento dell’onorificenza, dovrà mettere in rete l’intero sistema culturale-turistico legato al sito di interesse, tale da creare un vero e proprio “sentiero”, reale e virtuale, degli insediamenti benedettini in Italia.
Paolo Giomi