“Vogliamo verità”: il 7 marzo a Roma sit-in del Comitato familiari vittime del Covid

“Vogliamo verità”: il 7 marzo a Roma sit-in del Comitato familiari vittime del Covid

“Vogliamo verità”: il 7 marzo a Roma sit-in del Comitato familiari vittime del Covid. Scrive il Comitato: “Martedì 7 marzo da tutta Italia, dal Friuli alla Sicilia, dal Veneto alla Calabria, dalla Puglia e da altre regioni, arriveranno a Roma, per un sit-in previsto alle 10 davanti al ministero della Salute, alcuni rappresentanti del Comitato Nazionale Familiari Vittime del Covid, che da quasi due anni si sono associati per capire che cosa ha portato alla morte i loro cari: le cartelle cliniche parlano di Covid, ma loro sono persuasi non sia stato solo il virus ad uccidere”.

“Troppe morti”

“I loro papà, fratelli, mariti, mogli, zii e nonni sono morti, nelle varie ondate, nel periodo pre-vaccino e in quello post vaccino- continua il Comitato nella nota stampa- quando cresceva l’ebbrezza per aver trovato la panacea, che però tale non fu, perché i numeri dicevano altro: i decessi infatti sono stati molto alti, anche dalla terza ondata in poi, nonostante l’alto tasso di vaccinazione, che è stato motivo di orgoglio dei nostri governanti”.

“Abbandonati”

“In questi anni i familiari delle vittime del Covid hanno raccontato le loro drammatiche storie sui social, su qualche giornale e poche emittenti televisive. Nonostante la scarsa attenzione loro riservata dai media, dai politici a cui si sono rivolti, e anche dalla Chiesa, che ha acuito il senso di abbandono vissuto in maniera straziante durante la degenza dei loro cari, durante il loro trapasso e nei momenti successivi, avvenuti in completa solitudine, il numero di adesioni è a mano a mano a mano cresciuto”.

“Non è andato tutto bene”

“Il motivo che ha portato tante persone ad iscriversi lo stesso: la voglia di verità e giustizia, unita alla volontà di smantellare un’acritica ed edulcorata narrazione sulla pandemia, che racconta, anche a loro, anche alle 170.000 famiglie che hanno perso un loro caro, che ‘è andato tutto bene’, che non poteva andare diversamente, che tutti, politici, ministri, governatori regionali, medici di famiglia ed ospedalieri, infermieri ed OSS, hanno agito al meglio delle loro possibilità, cercando di salvare più vite possibili”, si legge ancora.

“A giugno del 2022 alcuni rappresentanti veneti del Comitato sono stati auditi nella Commissione regionale preposta ad indagare sulla gestione della pandemia in Veneto- spiega il Comitato- rimanendo delusi per l’esito dell’indagine, e i loro quesiti in quella sede sono gli stessi che il 7 marzo, durante il sit-in, saranno posti al ministro della Salute, perché il Comitato non demorde. I suoi rappresentanti chiederanno, tra le varie cose, perché a tantissimi loro cari sono state negate le cure monoclonali, che hanno salvato fin dalla prima ondata illustri personaggi”.

“La dottoressa Salmaso Stefania, il 12 gennaio 2022, ad un anno dall’avvio della campagna di vaccinazione, dichiarò che ‘i morti erano troppi, e che le cure non erano disponibili per tutti’. Il dottor Rasi e tanti altri illustri medici le fecero gradualmente eco, alcuni molto tardivamente, ma l’eco ci fu: non si poteva più negare che ci fossero malati di serie a e malati di serie b, che le cure ci fossero ma non venissero somministrate, che qualche protocollo fosse errato… in troppi lo stavano affermando”.

“Tante cose poco chiare”

“Le migliaia di pagine delle cartelle cliniche che in questi anni i membri del comitato hanno raccolto e messo a confronto, con lo strazio di chi ha trovato tante cose poche chiare, sembrano confermare queste affermazioni. È forte in loro la convinzione che in molti casi non sia stato fatto tutto il possibile e che a loro e ai loro cari, privati della vicinanza dei parenti e morti in una tragica solitudine, siano stati negati alcuni diritti inalienabili. Per questo non smetteranno di chiedere, con fermezza e determinazione, di far parte di una commissione di indagine governativa sulla gestione della pandemia”, conclude il Comitato.